È uno dei comuni dell’Ovadese, termine con il quale si indica un’area storico-culturale del Basso Piemonte e del Monferrato, in questo caso Trisobbio si trova nell’Alto Monferrato. La zona è quella dei vigneti del Dolcetto d’Ovada, posto su una collina che permette una visuale sulle Alpi e sugli Appennini della vicina Liguria. Qui si producono anche l’Ovada superiore DOCG e il Barbera del Monferrato, nei boschi si trova il tartufo bianco e sulle colline, oltre ai vigneti, vengono coltivate le nocciole della qualità tonda gentile IGP.
L’area, infine, è perfetta per allevare i bovini, in particolare la Fassona piemontese.
I primi documenti attestanti l’esistenza del borgo medioevale risalgono al 1040, chiamato allora Trexoblo. Il nome subì varie modifiche sempre registrate in documenti ufficiali fino ad assumere quello definitivo di Trisobbio dal 1283 almeno. Venti anni fa, nel 2002 a Trisobbio si svolse un convegno internazionale dedicato alla riscoperta di Trisobbio e le sue vicende storiche, gli atti conclusivi furono poi pubblicati.
La quantità di notizie ed avvenimenti descritti e documentati non ci consente di riassumerli brevemente, una sorta di compendio lo si potrà consultare sul sito ufficiale del Comune.
In linea generale comunque le vicende principali sono le stesse che hanno coinvolto il territorio monferrino e piemontese. Trisobbio appare ancora come un antico borgo medioevale con tre cerchi concentrici di case che si stringono attorno al castello posto in posizione dominante, questa struttura urbanistica è piuttosto rara in Piemonte.
I palazzi ben restaurati, le case ben conservate e la rete di strette stradine e viottoli fanno facilmente immaginare il borgo di secoli passati.
Il castello è del XII secolo, attualmente adibito a ristorante ed hotel, è restaurato ed appare davvero integro, circondato da un parco con piante secolari. Sicuramente subì modifiche e rafforzamenti difensivi nell’epoca in cui a reggere il feudo furono i Malaspina, alla fine del XV secolo, modifiche che gli hanno dato l’aspetto attuale. Il maniero subì l’onta del tempo e progressivamente cominciò un lento ma inesorabile degrado fino agli inizi del 1900. Fu nel 1913 che per volere del marchese Carpente Spinola iniziarono i lavori di restauro che ci hanno restituito il castello e il suo parco nel suo originale aspetto. Dal 1989 è di proprietà del Comune e, come detto, sede di eventi e cerimonie e fa parte del sistema Castelli Aperti del Basso Piemonte.
Fra gli edifici civili di origine medioevale e poi modificati nel tempo, citiamo il Palazzo Rossi Dogliotti, oggi sede comunale. Una visita attenta al palazzo di tre piani, farà apprezzare, oltre ai soffitti originali, i bei pavimenti in legno intarsiato e le varie decorazioni come specchi dalle cornici in foglia d’oro e splendide porte in noce, gli evidenti segni che nel tempo i vari interventi architettonici si sono susseguiti nel XVI, XVII, XVIII e XIX secolo.
Bello il loggiato che si trova al secondo piano e le cantine oggi sede di un’enoteca dove è visibile un torchio del 1840, una ghiacciaia per la conservazione del cibo ed un infernot. Fra gli edifici religiosi ricordiamo la chiesa parrocchiale dedicata a Nostra Signora Assunta che sembra essere stata costruita nel 1398 ma che oggi, ricchissima di tele, sculture, affreschi e decorazioni, appare assolutamente barocca.
In posizione panoramica infine ricordiamo la chiesa di San Rocco e la chiesa di Villa Botteri.
Trisobbio, per la sua originalità e per la qualità dell’ambiente naturalistico, impreziosito anche dalla presenza di un antico secolare noce detto “noce di san Giovanni”, ha conseguito la bandiera arancione del Turing Club Italiano.