Ad una quindicina di chilometri da Asti si trova il paese di Portacomaro, a quota 220 metri fra le colline del Basso Monferrato circondato da vigne con le quali viene prodotto il Ruchè ma soprattutto il Grignolino. Quello prodotto nella frazione di Migliandolo sembra essere stato il preferito dalla Regina Margherita di Savoia.
Di ottima qualità sono anche le nocciole prodotte in queste terre, ma non solo di agricoltura vive il comune: qui infatti sono allevati i famosi bovini della coscia di pura Razza Piemontese.
Le origini del borgo non sono certe, probabilmente risalgono all’età romana, come incerta è l’origine del nome.
Più sicura è la presenza intorno all’anno Mille di tribù Longobarde proprio nel periodo al quale risale, parliamo dell’anno 927, il primo documento attestante il nome di Portacomaro.
La storia del Paese è scandita da alcuni documenti, alcuni dei quali raccontano eventi relativi alla vita all’interno del borgo, altri in vece raccontano di invasioni, battaglie e alleanze politiche che hanno coinvolto non solo il borgo, ma come già ripetuto per molti altri comuni, l’intero territorio del Monferrato. Forse Portacomaro non è stato protagonista degli eventi storici come avvenuto per altri borghi, ma pare che Federico Barbarossa avesse scelto proprio questo luogo come suo quartier generale e dimora durante l’assedio di Asti nel 1174.
Guardando il paese si apprezza la presenza dell’antico ricetto, con le case costruite all’interno delle mura difensive risalenti al X e XI secolo. In posizione sopraelevata è stato costruito sulla cima della collina, asportandone il materiale sommiate, costituito da tufo, che ne rappresenta quindi le fondamenta ed edificando poi le mura con i mattoni. All’interno del ricetto si trovano tutti gli edifici principali del paese.
Quello che appare chiaro al visitatore è la mancanza di un castello ed in effetti Portacomaro ne è privo, nel 1179 infatti il Marchese del Monferrato fu costretto a siglare un accordo con il Comune di Asti nel quale rinunciava al diritto di edificare castelli e guarnigioni, di fatto siglò la smilitarizzazione del paese, motivo per il quale fu marginalmente protagonista della storia anche se ciò non lo preservò da razzie e scorribande.
Dal 1837, anno in cui al Paese viene accorpato il comune di Migliandolo, Portacomaro comincia a crescere e svilupparsi economicamente con la costruzione di strade e l’arrivo della ferrovia tanto che nel 1828 gli abitanti censiti erano 1200 mentre nel 1902 erano saliti a 2723.
L’edificio religioso più importante è la chiesa di San Bartolomeo la cui originaria edificazione risale al 1400 mentre quella attuale è datata 1699. L’aspetto asimmetrico della chiesa è dovuto alla costruzione di una navata sulle due progettate nel 1853 mentre la facciata attuale e il campanile vennero costruiti nel 1870. Di pregio, all’interno, l’altare laterale dedicato alla Madonna del Rosario in stucco dipinto e legno dorato. Nel ricetto trova spazio anche la chiesa seicentesca dei Battuti o della Santissima annunciata.
Poco fuori dall’abitato, dove si trovava il vecchio cimitero si trova la chiesa romanica di San Pietro, probabilmente del 1130, prima parrocchiale del paese. Nel 1583 ormai quasi in rovina è destinata a chiesa cimiteriale ma poi nel 1585 fu restaurata e resta in buone condizioni per i secoli seguenti. Il cimitero fu abbandonato nel 1910 e la chiese spogliata degli arredi, oggi dopo un restauro avvenuto nel 2000 è visitabile. La facciata è a capanna costruita in pietra e mattoni con poche decorazioni, l’interno invece diviso in due ambienti, spoglio di arredi offre begli affreschi del XIII o XIII secolo, su questi sono ben visibili dei graffiti recanti la data del 1463, chiari e precoci esempi di vandalismo su opere d’arte.
Portacomaro è il paese natale della famiglia Bergoglio ed il Papa Francesco nel 2022 è stato in visita ai parenti.