Ovada

Ovada sorge in zona collinare a 190 metri sul livello del mare al termine della Pianura Padana, alla confluenza delle due valli dove scorrono l’Orba e lo Stura, dove iniziano le alture del territorio dell’Appennino Ligure Piemontese.

Avvolta dalle colline dell’Alto Monferrato la cittadina si trova storicamente in una posizione strategica, a soli 37 chilometri dalla città di Genova e quindi dal mare.

La sua posizione geografica ricchissima di elementi morfologici diversi, determina un clima particolare, con inverni rigidi e un po’ più piovosi della media, soprattutto in autunno, ma regala estati mai afose anche se talvolta umide, quando le masse d’aria provenienti dal mare e chiamate “Marin” scendono verso valle invadendo la città e le aree adiacenti. Il “castrum” romano da cui si sviluppò il borgo originario era sorto probabilmente per presidiare le vie di comunicazione che dal mare conducevano verso la Pianura Padana attraverso il guado dei già citati corsi d’acqua e da ciò deriva il nome “vada” o “Vadum”, guado in latino appunto.

Il nome del borgo è documentato con una certa sicurezza in epoca romana: lo si trova infatti in lettere indirizzate a Cicerone, ma con la caduta dell’impero e le molteplici invasioni barbariche il suo nome sembra essere stato dimenticato, scomparendo dai documenti storici.

È dal 967 e poi nel 991 che riappare il toponimo di Ovada e da allora il borgo, e poi cittadina, condivide gli eventi storici che si sono succeduti nell’intero territorio monferrino, passando di mano fra il marchesato degli Aleramici, ai marchesi di Gavi e poi a quelli di Bosco fino ai Malaspina attraversando battaglie, guerre ed eventi politici. Furono proprio i Malaspina a legare per secoli Ovada alla Liguria, vendendola alla Repubblica marinara di Genova nel 1277 e garantendo così un maggior benessere e protezione alla popolazione.

I vantaggi furono anche per i Genovesi che, oltre a poter attingere alla ricca agricoltura ovadese, poterono confidare nella presenza del poderoso castello della cittadina come baluardo difensivo contro possibili invasori provenienti dalla Pianura. La storia di Ovada, non considerando naturalmente le questioni più spiccatamente locali, fu per sei secoli la storia di Genova alla quale fu indissolubilmente legata, anni durante i quali Ovada si sviluppò culturalmente, architettonicamente, commercialmente e politicamente. Ancora oggi gli ovadesi si sentono più affini ai liguri che ai piemontesi anche per il dialetto parlato.

È il 1794 la data che vede la temporanea presenza austriaca sul territorio, ma le successive vittorie di Napoleone riportano Ovada ai genovesi, è con la battaglia di Marengo del 1800 che iniziò un nuovo periodo politicamente incerto fino alla caduta di Napoleone e l’annessione del Ducato genovese, Ovada inclusa, agli Stati del Regno di Sardegna.

Dal Risorgimento in poi il territorio ovadese partecipa attivamente alle vicende della storia italiana ed i suoi cittadini sono spesso protagonisti in episodi importanti e eroici in tutte le situazioni di guerra che si sono succedute fino al termine del secondo conflitto mondiale.

Ovada oggi, oltre alla sua tradizione agricola, è una cittadina industriale molto attiva con uno dei più bassi tassi di disoccupazione dell’intera Penisola. Importante nodo per le comunicazioni fra Milano, Torino e Genova. La cittadina è un ideale punto di partenza per esplorare l’alto Monferrato che qui si presenta un po’ più aspro e selvaggio del resto del territorio, dove i paesaggi ricchi di calanchi e strade panoramiche spaziano verso le alpi ligure saltuariamente pervasi dal profumo del mare e della salsedine.

Cittadina vivace Ovada, ricca di negozi ma soprattutto di antiche botteghe che hanno mantenuto nel tempo l’originaria architettura e talvolta gli stessi arredi in legno, decorati, spesso poco illuminati per aumentarne il fascino, ma che ci invitano ad entrare a curiosare, sicuri di trovare qualche cosa di originale, magari un po’ datato, oggi si direbbe “vintage”, ma che si cercava da anni.

La gente vive la città, si ferma nei bar, chiacchiera davanti ad una pasticceria, si siede sulle scale che portano alla chiesa, passeggia con in mano una fetta “irregolare” di farinata appena sfornata o sorseggia all’Enoteca Regionale di Ovada e del Monferrato un diffuso Rosso di Ovada.

La vivacità e ospitalità degli ovadesi si manifesta soprattutto durante le manifestazioni pubbliche e nei giorni durante i quali è organizzato il rinomato Mercatino dell’Antiquariato. Sei secoli di influenza ligure sono ben presenti nello sviluppo urbanistico della città, soprattutto nel suo nucleo originario. Il centro storico si sviluppa intorno al luogo dove sorgeva l’antico castello ormai scomparso e di cui rimane solo il nome della piazza a lui dedicata ed una targa ricordo.

Qui, proprio nel punto di confluenza dei fiumi Orba e Stura, si trovava un alto sperone di roccia tufacea eroso dal tempo ma ancora abbastanza elevato da offrire il luogo ideale per l’edificazione di un castello, quello appunto di Ovada, costruito probabilmente sulle rovine di una antica torre difensiva di epoca romana dai marchesi Del Bosco nel XI secolo. Una fortificazione ben protetta dalla morfologia naturale da essere praticamente inespugnabile e posta in posizione strategica, attorno al quale sorse il primo nucleo abitato della cittadina. Solo il progredire e lo sviluppo delle armi da fuoco e numerosi assedi e battaglie portarono alla rovina della fortificazione che fu poi definitivamente abbattuta insieme alla rocca nella metà del 1800 per motivi urbanistici.

Vicoli, carruggi, viuzze strette fra le case, palazzi affrescati e facciate dipinte sono il retaggio urbanistico ligure di cui la città si cura per preservarne la tradizione e l’origine di cui va fiera.

Uno dei palazzi più importanti della città è sicuramente Palazzo Delfino, sede del Comune di Ovada, questo è forse l’edificio più rimaneggiato dal punto di vista dell’originaria architettura ligure, con la trasformazione dei due loggiati in uffici. Il Palazzo, originariamente fatto costruire dalla famiglia Badaracco, banchieri della città, nel 1890 sarebbe divenuta la residenza di famiglia e sede della banca, ma vicende avverse portarono la famiglia genovese in bancarotta con la conseguente perdita del palazzo, acquistato dai Delfino.

Questi dopo aver realizzato lavori e decorato ed impreziosito gli interni lo cedettero nel 1922 al comune. Oggi le cantine, elegantemente ristrutturate sono la sede dell’Enoteca Regionale di Ovada e del Monferrato, un luogo davvero speciale dove degustare il famoso Dolcetto e compiere un viaggio di scoperta attraverso i vini di tutto il territorio.

In stile genovese è il seicentesco palazzo Mainieri con ampie finestre decorate sulla facciata da affreschi che donano tridimensionalità all’austera struttura. È un classico palazzo signorile con pian terreno, mezzanino, un piano nobile con soffitto a botte riccamente decorato da stucchi barocchi settecenteschi a cui si accede salendo una grande scala in pietra ed un sottotetto. Oggi il piano nobile è occupato dalla biblioteca civica, qui inoltre, in epoca napoleonica, fu ospite Alessandro Volta. Acquistato nei primi dell’800 da una istituzione ecclesiastica, solo dopo quasi un secolo, nel 1913 fu rilevato dall’Amministrazione Comunale per farne la propria sede. Dal 1925 al 1962 fu anche sede della scuola cittadina secondaria, periodo però interrotto durante la Seconda Guerra Mondiale, allorché venne utilizzato come comando per le forze militari tedesche. Il piano terreno del palazzo è attualmente sede dell’Ufficio di informazione ed Accoglienza Turistica di Ovada (IAT).

Poco fuori dal nucleo storico della cittadina, in quelle aree da urbanizzare e che consentivano la costruzione di palazzi nobiliari di generose dimensioni dotati di giardini, troviamo il cinquecentesco Palazzo Rossi Maineri anch’esso decorato esternamente in stile ligure e riconoscibile per la scritta che indica la sede della Civica Scuola di Musica Antonio Rebora. Originariamente di proprietà della famiglia Manieri il palazzo fu ceduto nei primi anni del ‘700 alla famiglia Rossi di Genova, fabbricanti di candele e oltremodo facoltosi. È testimoniata la presenza all’interno del palazzo di una collezione di più di 80 dipinti di cui però si sono perse le tracce. Nel 1926 il palazzo fu venduto a privati e nel 1933 fu acquisito dal Comune di Ovada che ne modificò la distribuzione interna degli spazi lasciando invariata la facciata. Il palazzo divenne poi sede della già citata scuola di musica.

Evidenziamo ancora un palazzo degno di nota per la città, non tanto per la sua architettura piuttosto austera, soprattutto quella esterna, ma per l’importanza della famiglia che lo costruì come residenza estiva nella seconda metà del 1600: gli Spinola. Questi ebbero ruolo importante per Ovada fin dal X secolo fino ad oltre il 1800 rendendosi protagonisti di vicende storiche documentate sempre a vantaggio della città. Il Palazzo sorge accanto alla chiesa di San Domenico, originariamente nota come Santa Maria delle Grazie edificata nel ‘400, e presentava un porticato e diversi locali adibiti a scuderia e magazzini. Dopo la vendita ai Padri Scolopi, attuali proprietari, il palazzo subì alcune modifiche e rimaneggiamenti mantenendo però l’originario carattere austero genovese delle origini. Palazzo Spinola è visitabile durante le giornate organizzate dal FAI – Fondo per l’Ambiente Italiano.

La scoperta di Ovada passa poi per gli edifici religiosi, primo fra tutti la grande chiesa parrocchiale intitolata a Maria Assunta e a San Gaudenzio, fondata nel 1772 in sostituzione di una chiesa più piccola e ormai insufficiente a contenere i fedeli, che sorge nell’omonima piazza. Questa rappresenta uno dei luoghi più frequentati dagli ovadesi. Qui infatti due volte alla settimana si svolge anche il mercato.

Bianca, lineare, anche se di epoca tardo barocca, la chiesa appare neoclassica, priva di particolari decorazioni esterne presenta però due alti campanili costruiti in due momenti successivi, nel 1808 quello di destra e nel 1853 quello di sinistra. Questi raggiungono i 47 metri di altezza e la rendono chiaramente visibile e riconoscibile da lontano. La pianta è a croce latina con tre navate e un profondo abside per una lunghezza totale di 60 metri. A differenza dell’esterno, l’interno della chiesa è riccamente decorato con alte colonne, numerosi dipinti e statue e una bella cupola da cui entra la luce. L’architetto Antonelli, quello della Mole torinese e della cupola di Campagna in Monferrato, è l’autore del disegno e del progetto dell’altare maggiore, realizzato con bei marmi policromi.

Passeggiando all’ombra di vicoli e stradine si potrà raggiungere una chiesa oggi sconsacrata ed utilizzata come spazio espositivo per mostre e altre manifestazioni, si tratta dell’antica parrocchia di San Sebastiano, più nota come “loggia” di S. Sebastiano. È una chiesa romanica edificata probabilmente intorno all’anno Mille anche se la tradizione racconta della presenza episodica di Sant’Ambrogio Vescovo di Milano nel IV secolo, originariamente con un’unica navata affrescata, in seguito ne vennero aggiunte altre due. Alla base della torre campanaria si trova una lapide consumata dal tempo con incisa la data del 1391, unica testimonianza certa riferita ad uno dei rifacimenti, ampliamenti ed abbellimenti della chiesa avvenuti già in epoca remota. Un’epoca che corrisponde al fiorire in città di palazzi, di fortificazioni, di innovazioni e migliorie a testimoniare un periodo particolarmente fiorente.

La chiesa però cominciò a decadere e ad essere insufficiente per i fedeli visto che la popolazione di Ovada stava rapidamente aumentando tanto che nel 1791 il vescovo di Acqui con un lapidario comunicato (Veteri tempio, squalificate, vetustae, angustia, derelicto) ne decretò l’abbandono in favore di una nuova Parrocchia. La chiesa fu sconsacrata e gli spazi venduti, gli arredi, l’altare e molte decorazioni furono distribuite in altre chiese, il campanile di proprietà comunale divenne un carcere, poi vennero realizzate ampie aperture laterali per adibire il tempio a pubblica loggia, poi a mercato della frutta e in seguito i locali vennero destinati ad altri scopi commerciali fino ad oggi che, come detto, è offerta come spazio espositivo. Da segnalare inoltre è la navata di destra della chiesa, venduta alla confraternita di San Giovanni.

La navata consentiva un facile accesso al loro adiacente Oratorio. La confraternita, fondata probabilmente poco prima del 1400, raccoglieva centinaia di fedeli devoti a Giovanni Battista ed ancora oggi gli ovadesi sono particolarmente legati al Santo, a cui è dedicata un’importante festa e processione religiosa che si svolge ogni anno, il 24 giugno.

L’avvenimento è piuttosto sentito ed i portatori delle sculture lignee dette “casse” vestono palandrane rosse così caratteristiche da far nominare l’intera confraternita con l’appellativo “dei Rossi”. La confraternita, ormai composta da qualche decina di persone, è responsabile e curatrice del patrimonio artistico conservato nell’oratorio, opere soprattutto settecentesche. Fra esse, oltre a pregevoli tele, arredi religiosi, argenti, spiccano la “cassa processionaria” raffigurante il martirio di Giovanni Battista e quella dedicata al battesimo di Gesù.

Rimanendo in tema di Oratori e confraternite, in città troviamo quello dell’Annunziata, legata all’omonima confraternita. L’oratorio di origini antiche venne ampliato nel XV secolo, e riedificato definitivamente o quasi nel 1785 mantenendo un aspetto prettamente settecentesco con evidenti influenze artistiche liguri. All’interno affreschi ottocenteschi e tele del ‘500, arredi liturgici e due belle Casse processionali. Non sarà comunque difficile passeggiando per la cittadina trovare altri luoghi di interesse artistico, storico o ancora di culto, ci preme però annotare un paio di ulteriori suggerimenti, il primo dedicato al Museo Paleontologico Giulio Maini e il secondo al Parco di Villa Gabrieli. Una visita in questo luogo, interamente dedicato alla paleontologia piemontese, inaugurato nel 2003, permetterà di vedere dal vivo reperti di grande importanza che hanno permesso la ricostruzione paleo bio geografica di questa parte di Piemonte e di quell’area che viene tecnicamente indicata come Bacino terziario ligure-piemontese. Come in tutti i luoghi ricchi di storia anche le vicende dell’edificio che ospita il museo attraversano i secoli. Nasce nel ‘300 come chiesa dedicata a Sant’Antonio Abate in posizione decentrata rispetto al nucleo storico originario della città, subisce rimaneggiamenti e modifiche per tutto il 1700 fino al 1840 quando è definitivamente sconsacrata dopo essere stata utilizzata come lazzaretto durante l’epidemia di colera avvenuta alla fine dell’estate del 1836, infine diviene Carcere dal 1882.

Il museo ha una marcata impronta didattica affrontando anche temi legati alla scienza paleontologica e le sue tecniche di indagine. Ecco infine un cenno al Parco di Villa Gabrieli, realizzato insieme alla villa dall’architetto ovadese Michele Oddini fra il 1910 e il 1913 su incarico di un industriale genovese per la signora Dolores Gabriele da cui, appunto, il nome. La zona scelta fu quella che stava divenendo in quegli anni area residenziale dell’Ovada ricca e benestante a discapito di un preesistente vigneto. Lo stile scelto per la villa fu quello Liberty anche se in effetti piuttosto sobrio, e per il parco fu scelto lo “stile inglese”, apparentemente disordinato e selvatico in contrapposizione al giardino all’italiana, geometrico e squadrato e con giochi di prospettive. Caratteristica del parco è quella di cercare di non rendere possibile una visione di insieme ma di creare una sorta di continua scoperta e stupore addentrandosi fra le piante che offrono ambienti diversi: da quello orientale a quello più selvaggio simile ad una foresta, a quello lacustre e l’inserimento di piante esotiche e rare. Alberi di giuda dalla spettacolare fioritura primaverile, sequoie, cedri del libano o provenienti dall’Atlante marocchino sono solo alcune delle specie che il parco ospita e preserva. Il Parco in più di 100 anni di esistenza è passato spesso di mano con alterne vicende, oggi è in ottime condizioni dopo che nel 2018 fu avanzata la candidatura a “Luogo del Cuore Fai”. Luogo molto amato dagli Ovadesi il Parco è destinato a restare uno dei luoghi simbolo della cittadina.

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