Gavi

Il paese si trova in una delle parti più meridionali della provincia di Alessandria, in quella parte di Alto Monferrato che si avvicina alla Liguria ed al mare da cui dista meno di 30 chilometri. Il borgo è adagiato all’interno di una valle dove confluiscono il torrente Neirone, che giunge dall’Appennino Ligure dopo aver attraversato per un lungo tratto la Riserva Naturale del Neirone, e il torrente Lemme, che dopo 35 chilometri si getta nell’Orba.

Il borgo è dominato dal monte Moro su cui sorge la grande Fortezza di Gavi che ne caratterizza il profilo.

Il paese ha origini antiche ritrovamenti archeologici datano i primi insediamenti a ben oltre 2000 anni fa. Insediamenti romani sono ben documentati e attestano la presenza di un presidio sulla antica via consolare di Postumia fatta costruire nel 148 a.C. per collegare il porto di Genova con il porto fluviale che si trovava ad Aquileia attraversando quella che era la Gallia Cisalpina, ora Pianura Padana, toccando Tortona, Piacenza, Cremona Verona, Vicenza e Oderzo.

Eclatante testimonianza della presenza dell’impero romano nella zona è l’antica città romana di Libarna, importante sito archeologico che si trova a pochissimi chilometri da Gavi stessa. Con la scomparsa dell’impero Gavi fu sede di tribù di Gote, e genti ungare e saracene, mentre il primo documento scritto in cui appare risale al 972. La storia del borgo è la storia della sua fortezza che prima di diventare tale fu castello negli anni intorno al Mille e poi, sotto la repubblica di Genova tra il ‘500 e il ‘600, fu trasformato nella imponente struttura difensiva che oggi possiamo ammirare. Per la sua posizione strategica Gavi fu sempre al centro della maggior parte di eventi, battaglie e guerre che caratterizzano gli ultimi 700 anni, fino almeno al Congresso di Vienna quando la repubblica di Genova fu annessa al regno di Sardegna seguendo poi le vicende del risorgimento italiano.

Gavi e la sua fortezza furono poi protagoniste anche degli eventi delle due guerre mondiali, occupate dall’esercito tedesco che ne fece suo comando militare. La fortezza caratterizza il borgo stesso, la sua struttura a stella a sei punte è davvero imponente e rappresenta una delle opere difensive più sicure del Piemonte, difficile da espugnare. Costruita in modo da fondersi con la roccia, un’arenaria, su cui si appoggia e compenetra, è stata modificata più volte nel tempo. Dal 1800 è stata anche utilizzata come carcere, quello che oggi potrebbe essere definito di massima sicurezza. Durante la seconda guerra mondiale però, utilizzato dai tedeschi come carcere per soldati e ufficiali alleati che avevano tentato la fuga in altri campi di prigionia, fu teatro di una rocambolesca fuga.

Il Forte, di fatto una vera e propria cittadella fortificata dotata anche di una chiesa, oggi è in gestione all’associazione “Amici del Forte di Gavi” ed è visitabile in accompagnamento alle guide.

Il centro storico era anticamente cinto da mura, delle 4 porte di accesso al borgo in età medioevale ne conserva una sola, quella chiamata il “Portino”, del XIII secolo, tutt’ora piuttosto possente. La vicinanza con la Liguria e i secoli di dominazione da parte di famiglie genovesi hanno lasciato un’impronta piuttosto marcata sull’architettura del paese.

Queste sono evidenti soprattutto relativamente alle facciate dei palazzi, dipinti in maniera caratteristica, ma anche nella cultura degli abitanti, nella parlata e nella cucina. I palazzi quindi sono costruzioni da osservare con una certa curiosità, compreso quello duecentesco, ora sede del Municipio e recentemente restaurato, ma anche gli edifici religiosi.

La parrocchiale di San Giacomo del XII secolo, in stile romanico con tre navate ognuna delle quali termina con un abside semicircolare. La basilica fu eretta sui resti di un antico ospizio per i viaggiatori che intraprendevano il cammino per raggiungere Santiago di Compostela e infatti nelle pietre della facciata, costruita in arenaria, sono visibili scolpite le tipiche conchiglie di San Giacomo, simbolo ancora oggi dei pellegrini. Il portale è davvero notevole, finemente scolpito, sull’architrave offre la raffigurazione dell’ultima cena, contornata da esili colonnine. La chiesa ha naturalmente subito interventi nei secoli successivi, soprattutto in epoca barocca, dove le modifiche o abbellimenti hanno interessato anche la parte decorata della cupola campanaria, di forma ottagonale, sormontato da un loggiato a colonne che in termine tecnico prende il nome di “tiburio”. All’interno si trovano numerosi e preziosi affreschi del 1300 e tutta una serie di tele, decorazioni, e sculture in marmo di epoche successive.

A Gavi, dal 1400 al 1600, vennero a formarsi alcune congregazioni religiose, quella dei Bianchi, la più antica e in seguito quelle dei Turchini e dei Rossi. Di questi in città si trovano i rispettivi oratori: l’oratorio e chiesa di N.S. Assunta, la chiesa e oratorio della SS. Trinità e la chiesa e oratorio di san Giacomo e Filippo. Di una certa atmosfera decadente è l’antica Parrocchiale, quella che ha rappresentato da prima dell’anno Mille la chiesa madre per Gavi. Oggi questa chiesa, la Pieve di Santa Maria, è sconsacrata ed abbandonata da tempo e appare molto rimaneggiata. Questa sorgeva su un antico tempio bizantino, su una rocca prospiciente il fiume Lemme e la sua valle. Santuari e altre pievi e chiese campestri sono distribuite sul territorio comunale del paese.

Gavi è nota per le sue vigne e per la produzione del vino bianco Gavi DOCG, che fra un mondo di vini rossi eccellenti, rappresenta un vero simbolo del Monferrato. Le uve provengono dal vitigno Cortese, naturalmente autoctono, e conferiscono ai bianchi prodotti aromi e sapori unici. Il Cortese di Gavi è fra i pochi bianchi piemontesi a poter annoverare una Riserva; lasciamo ai siti specializzati la descrizione approfondita di questi vini ed il loro disciplinare DOCG in vigore dal 1998, ci limitiamo solo ad indicare le tipologie: il Gavi Tranquillo, il Gavi Frizzante, il Gavi Spumante, il Gavi DOCG Riserva, invecchiato almeno 12 mesi di cui 6 in bottiglia e il Gavi Metodo Classico Riserva con un invecchiamento richiesto di almeno 24 mesi.

Per quanto riguarda i prodotti tipici riferibili alla zona del comune indichiamo il salume chiamato “Testa in cassetta di Gavi”, prodotto con tagli nobili e meno nobili di bovini cotti in acqua salata che dopo essere tritati sono insaporiti con chiodi di garofano, pepe, cannella, coriandolo, noce moscata, peperoncino, pinoli e rhum. Altro prodotto tipico sono i Ravioli di Gavi la cui ricetta è tramandata da 40 anni dai Cavalieri dell’ordine Lambertengo del Raviolo e del Gavi, fatti con una pasta quasi trasparente con un ripieno di carne di maiale, di manzo, con aggiunta di salsiccia, borragine e maggiorana. I ravioli vanno serviti con un sugo di carne tipico genovese chiamato “tocco di Carne” o “u tuccu” in dialetto, che si ottiene con un tempo di cottura di 8 ore, oppure serviti con brodo di gallina o in una scodella di vino rosso caldo.

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