Orsara Bormida

In posizione strategica, su un ampio sperone di roccia sorge Orsara, piccolo comune di poco più di 400 abitanti. Informazioni sull’origine del paese sono piuttosto scarse anche se è lecito affermare, anche vista la posizione strategica e dominante sul territorio circostante e sulla via Aemilia, che sia stata abitata in maniera stabile dai romani già a partire dal secondo secolo a.C. ma presumibilmente prima.

Orsara faceva parte di un territorio particolarmente rigoglioso di vegetazione, con boschi e acque superficiali noto come “il grande Nemus”, siamo sulla destra del fiume Bormida, una morfologia arricchita da grotte naturali scavate nella morbida roccia locale e proprio la presenza di questi nascondigli naturali fa supporre la presenza di numerosi orsi che arrivavano dall’Appennino tanto da far chiamare il paese “Ursaria” terra degli orsi, ma siamo probabilmente nel campo delle ipotesi.

Dal 1200 in poi il paesaggio naturale cominciò ad essere modificato dalla mano dell’uomo, i campi coltivati presero il posto dei boschi e la vite, per la produzione del vino, era coltivata in abbondanza. Anche a quei tempi, come oggi, la mano dell’uomo pare essere stata gentile col paesaggio che tanto aveva ed ha da offrire. Le prime sporadiche documentazioni scritte, relative a Orsara risalgono al 1014 e poi al 1155 da allora la storia è nota.

In cima alla rocca si trova il castello che a differenza di molti altri del territorio sembra avere una successione di proprietari piuttosto lineare, coi Signori Malaspina fino al 1530, coi conti Ladrone fino al 1598 e poi coi conti Ferrari che ne detennero il possesso fino al 1922. Attualmente è di proprietà dei signori Reconditi di Genova che lo hanno reso disponibile per visite guidate in giornate particolari durante l’anno. Fa parte infatti del sistema “Castelli Aperti” e dell’Unione del sistema dei castelli tra l’Orba e la Bormida. Costruito probabilmente nel XIII secolo intorno ad una preesistente alta torre quadrata di avvistamento, il castello, i cui primi documenti scritti ad essi relativi risalgono al 1196, fu ampliato nel XIV e nel XVII e XVIII secolo con l’aggiunta di una torre ottagonale ed una cilindrica inglobata nelle mura perimetrali. Il maniero, circondato da un bel giardino a due piani che ospita alberi secolari, è stato man mano trasformato in residenza signorile e nobiliare e oggi conserva begli interni con pavimenti in maiolica, muri affrescati, arredi d’epoca molto ben conservati ed una preziosa biblioteca. I sotterranei poi, prima umide e fredde carceri, sono stati trasformati in cantine dove conservare il vino che oggi è prodotto in loco dai proprietari.

Poco più in basso, verso il borgo, all’interno del ricetto medioevale sorge un oratorio intitolato alla SS. Annunziata, è la più antica chiesa del paese, probabilmente dell’anno Mille in stile romanico lombardo. La chiesa parrocchiale è invece del 1660, dedicata a San Martino, patrono del paese a cui è a novembre è dedicata una festa, la sagra del Vitello Intero che si ripete ormai da 20 anni, durante la quale vengono cucinati lentamente, dal mattino alla sera su uno spiedo, due vitelli interi di razza piemontese irrorati costantemente da una salsa locale. Ancora all’interno del paese si trova la cappella di San Sebastiano, con pochi arredi all’interno, viene aperta solo in occasioni particolari.

I numerosi percorsi turistici pedonali o per le Mountain Bike che partono dal centro del paese portano a scoprire un bel territorio naturalisticamente ancora integro e ricco di graziose chiese campestri.

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