Il nome Odalengo è di chiare origini longobarde e deriva dal termine “adelingi” che indicava i nobili discendenti da antiche famiglie da cui dipendevano gli “arimanni”, che formavano l’esercito e l’assemblea popolare.
La prima testimonianza scritta sull’esistenza di Odalengo Grande è del 14 marzo 940; infatti, da un documento storico risulta che al “Placito” di Asti siano intervenuti due nobili cavalieri: Gunterius e Vuilelmus de Adelingo.
La conferma che Audelingo sia l’attuale Odalengo si ha dal fatto che il nome del paese nel dialetto locale faccia “Audaleng”.
I primi insediamenti nell’attuale territorio comunale però, sono antecedenti e derivano probabilmente da un antico pago romano; infatti, ci si trova sulla strada che univa le importanti città romane di Vardagate ed Industria ed inoltre i longobardi erano soliti occupare solo punti strategici e fortificati che gli permettessero il controllo del territorio nonostante il loro ridotto numero.
Lo stemma ha foggia sannitica; la metà superiore presenta due bande di eguale misura con i colori del Monferrato (rosso e argento) mentre in quella inferiore vi sono gli emblemi dei Gozani: il giglio di Francia in campo azzurro e la testa di moro bendata, al naturale, in campo d’oro.
Lo stemma è inoltre caricato di corona comunale e racchiuso da fronde laterali di quercia e dall’alloro, che si incontrano nella parte inferiore, legate da nastro tricolore.
Lo stemma si ispira a quello dei conti (poi marchesi) Gozani di S.Giorgio, Perleto e Treville che, nella persona di Giovanni Gozani, ricevettero il feudo di Odalengo Grande (con il titolo di contea) il 19 gennaio 1673 da Carlo e Teresio Petrozzani.
Questa famiglia (originaria di Luzogno sul Lago D’Orta) si era arricchita durante l’assedio di Casale Monferrato (episodio citato anche dal Manzoni nei “Promessi sposi”) e nonostante vivesse per lo più nei suoi palazzi cittadini il legame con Odalengo Grande è stato sempre molto forte; prova ne è il fatto che quando il marchese Luigi Gozani fece erigere nel 1786 la chiesa di S. Vittore e Quirico volle che sulla facciata fosse presente il proprio stemma araldico.