Fra le colline dell’alto Monferrato fra la valle dell’Orba e la parte bassa della valle del Bormida sorge il comune di Montaldo Bormida con il suo borgo di quasi 700 abitanti.
La distanza che separa il borgo da Ovada è di poco più di 11 chilometri; 13,5 quelli per raggiungere Acqui Terme.
La prima citazione del paese è del XIV secolo quando si trovava sotto la dominazione del marchese di Malaspina, fino ad allora Montaldo non possedeva un nome autonomo e veniva indicato insieme a Carpeneto con l’espressione “ambo Carpineta” o Utrisque Carpineti, ossia, “entrambi i Carpeneto” elaborato in seguito in Carpeneto inferiore.
Il Borgo resta sotto i Della Valle fino al 1605 e verso la metà del ‘600 passa agli Spinola di Genova per poi andare 100 anni dopo ai Pallavicini. Soltanto nel 1863 con un decreto del re Vittorio Emanuele II il comune fu autorizzato a denominarsi Montaldo Bormida.
Del castello e delle mura non rimane quasi traccia, probabilmente distrutti nel 1500, della fortificazione rimane solo un mastio, e alcuni toponimi cittadini, come Via sottocastello, il “Ponte” e altri. Con le rovine del castello fu edificata la chiesa parrocchiale, dedicata a San Michele Arcangelo, la costruzione che si trova in posizione defilata rispetto al centro del borgo e si affaccia verso la pianura, risale al 1686, presenta una faccia neoclassica con un piccolo porticato che protegge il portone di ingresso in legno.
L’interno è con un’unica navata e un soffitto a botte, le decorazioni sono barocche e l’altare maggiore fatto di marmi colorati sfociano nel Rococò. In centro all’abitato si trova l’oratorio di San Rocco fondato nel 1600, data incisa sull’architrave.
Come è normale fra queste colline, anche qui si respira aria di vino e molti sono i produttori di vini di successo.
Da notare come al di sotto dei palazzi nobiliari, le case patrizie, costruite fra il 1600 ed il 1700 come quella dei Bianchi, dei Dotto, dei Ghiara e degli Schiavina, fossero ubicate ampie cantine destinate a conservare grandi quantità di vino.
Ciò testimonia come la coltivazione della vite e la produzione di vino già in quegli anni occupasse un ruolo importante nella vita e probabilmente nell’economia del paese. Economia che sfruttò anche la lavorazione della tipica pietra arenaria della zona, molto resistente da un lato, ma anche facilmente lavorabile dall’altro.
Fra i già citati palazzi quello degli Schiavina costruito nel 1673 è ben conservato e dopo essere passato di mano in mano per almeno due secoli, presenta oggi ampliamenti ed aggiunte di epoca successive come il portico, un terrazzo ed il giardino e sembra rappresentare un po’ il “castello” del paese. A rappresentare i produttori di zona, ormai 200, è sorta nel 1955 la cantina Tre Castelli ancor oggi in piena attività, presso la sua sede si è svolta per anni la Sagra dello Stoccafisso. Nel paese si trova anche il Parco Dotto, un giardino costruito nei primi anni del 1900 da cui parte un percorso immerso nel verde verso Trisobbio.
Da segnalare infine, realizzato nel 2009, un museo dedicato alla grappa.