Comune collinare da cui si gode di un bel panorama, il borgo ha sicuramente origini antiche, pre-romane visto la presenza di toponimi liguri e celti nonché romani, anche se notizie certe della sua esistenza risalgono al primo decennio dopo l’anno Mille.
Da sempre fu dominio dei signori del Monferrato e con essi ne condivise tutte le vicende storiche che videro periodi di grande prosperità e periodi di grande povertà. Mombaruzzo infatti controllava la strada che dai porti liguri, quelli di Savona e di Voltri, conduceva nell’entroterra per raggiungere poi il nord dell’Europa e le Fiandre. Questo aveva reso Mombaruzzo un luogo privilegiato, ma nel 1528 Genova assoggettò Savona divenendo porto preferenziale limitando quasi completamente il passaggio delle merci dalle antiche vie e tagliando fuori il borgo che cadde in disgrazia. Una certa tranquillità e agiatezza ritornò solo con i principi Savoia.
Il Borgo testimonia chiaramente la sua origine medievale e rinascimentale, con eleganti palazzi molto ben tenuti le chiese antiche e più recenti e con la sua Torre Civica che svetta alta e imponente sul resto del borgo antico.
Costruita verso la metà del XIII secolo per scopi militari, con muri in mattoni che formano pareti spesse quasi un metro e mezzo, fu usata come torre di avvistamento dotata di campana, nel 1400 divenne prigione e ora, perse le funzioni per la quale era stata costruita, funge solo da torre dell’orologio.
Fra gli edifici religiosi di particolare pregio appare la Chiesa di San Antonio Abate del XV secolo ma sorge sulle rovine di un preesistente edificio religioso, oggi, monumento nazionale, è stata più volte oggetto di modifiche per tutto il XVIII e XIX secolo ed appare in uno stile tardo gotico. L’interno è ricco di affreschi di varie epoche e possiede un notevole organo costruito nel 1791.
La chiesa parrocchiale è invece dedicata a Santa Maria Maddalena e si trova nella piazza del ricetto, del XIV secolo, in stile romanico fu inizialmente costruita con un’unica navata alla quale in tempi successivi ne furono aggiunte altre due. Degni di essere osservati con cura sono poi i palazzi come la casa Ferraris, affrescata e con giardini interni e la Casa de Chiesa di una potente famiglia nobile.
Oltre ad un antico pozzo e alle porte medioevali di accesso al borgo fortificato troviamo ancora il seicentesco palazzo di Negro Pallavicini voluto in stile genovese da Lelia Di Negro, Marchesa di Mombaruzzo e nipote del doge di Genova dell’epoca.
Infine Villa Prato con una caratteristica torretta ottagonale che supera i sei metri di altezza. Altri sono gli edifici religiosi, chiese e conventi che si trovano in paese e anche nel suo territorio, nascoste nei boschi a cui dedicare del tempo.
Del tempo va sicuramente dedicato alla degustazione di una delle specialità dolciarie più importanti del Monferrato, i famosi Amaretti di Mombaruzzo. La storia degli amaretti risale alla fine del 1700 quando Francesco Moribondo insieme alla moglie, pasticciera siciliana di casa reale, decisero di aprire in Mombaruzzo una piccola pasticceria e sfornare i tipici dolcetti fatti con le mandorle, lo zucchero, gli albumi delle uova e con l’aggiunta creativa di una percentuale di armelline, la parte interna dei noccioli di albicocca o pesca che donava un aroma particolare ed un sapore vagamente amarognolo. Si racconta che il nome derivi dall’esclamazione dei primi clienti che dopo averli assaggiati dicessero: “oh, i son bon… i son un poc amaret”.
Da allora questi dolcetti hanno ricevuto premi ed attestati ed ancora oggi vengono prodotti in paese mantenendo inalterata la ricetta e la cura manuale che meritano.