Grazzano Badoglio

In cima ad un colle a 300 metri di altezza, immerso in vigneti e campi coltivati, sorge il paese di Grazzano Badoglio, dominato dell’antica abbazia e dalla chiesa parrocchiale.

Il borgo di poco più di 600 anime ha antiche origini romane, risalenti al I e II secolo d.C. Ciò è documentato da numerosi reperti e soprattutto da una antica stele incisa e tutt’ora visibile nella casa parrocchiale che riveste grande importanza storica ed archeologica.

Dall’originario nome di epoca romana “Gratius” o “Gratianus”, il paese nel 1868 fu denominato Grazzano Monferrato per poi essere corretto nel 1938 in Grazzano Badoglio in onore del Maresciallo che poi sarebbe stato a capo del Governo dal luglio del ’43 al giugno del ’44 e che qui nacque nel 1871 e qui morì. In Paese si trova la casa natale del Maresciallo, trasformata per suo volere in Asilo gratuito è oggi un museo storico a lui dedicato.

Ma questa è storia recente mentre il paese ha alle spalle una storia plurimillenaria, come l’antica Abbazia che di anni ne ha più di mille, voluta dallo stesso Aleramo di Monferrato nell’anno 961 sulle rovine dell’antico Castrum e intitolata al Salvatore e alla Madonna. Fu lo stesso fondatore del nostro territorio e la sua famiglia a finanziare per lungo tempo l’abbazia i cui frati appartenevano all’ordine Benedettino. 200 anni dopo l’abbazia risulta intitolata ai santi Vettore e Corona, culto questo probabilmente importato da occidente dai crociati, e le loro reliquie sono conservate oggi sotto l’altare maggiore.

Agli inizi del 1500 i monaci abbandonarono l’abbazia che venne amministrata da un abate nominato dai marchesi di Monferrato, nel 1708 l’abbazia passò ai Savoia e nel 1802 venne soppressa dalle leggi Napoleoniche.

L’ex abbazia fa parte oggi della chiesa parrocchiale ma dell’originaria struttura rimangono la torre campanaria romanica con muri spessi 2 metri, le decorazioni d’epoca, il chiostro, la parte esterna dell’abside, il portico e il balconcino della vecchia casa parrocchiale.

Attualmente la chiesa presenta una facciata che risale alla metà dell’800, ha una navata unica con tre cappelle per lato in stile barocco. Bello il portale in legno del 1766 rimaneggiato e restauro più volte. In una delle cappelle, quella dedicata alla Madonna del Rosario, si trova la tomba di Aleramo, originariamente sepolto nell’abbazia e poi trasferito

nella cappella nel 1581. La tomba è accompagnata da un mosaico bicolore del XII secolo raffigurante due animali mitologici e da due affreschi attribuiti al Moncalvo (il pittore Guglielmo Caccia). Notevole il coro ligneo del 1500, gli affreschi di pregevole fattura le decorazioni in stucco ancora originali.

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