Accogliente, elegante, dall’atmosfera intima ed amichevole, Casale Monferrato, capitale del territorio monferrino è una cittadina dalle dimensioni ideali dove vivere, ottima base di partenza per esplorare il territorio e perfetta da visitare a piedi, senza fretta.
La sua storia più che millenaria si legge passeggiando per le sue vie, fermandosi nelle piazze, ammirando le chiese o visitandone il castello e le vestigia medioevali. Ma la sua storia e le sue tradizioni sono anche nelle cucine dei ristoranti, nei laboratori dei pasticceri e nelle antiche botteghe che qui sono addirittura certificate ed iscritte in un apposito elenco.
La storia di Casale Monferrato non può che ricalcare la storia stessa del territorio di cui rappresenta da più di mille anni, il centro più importante e vale la pena dedicargli un piccolo approfondimento proprio perché i suoi palazzi ne scandiscono vicende e nomi.
Le sue origini risalgono all’età romana ed era nota ancor prima, in epoca galloceltica e ligure col nome di Vardagate.
Il nome odierno sta ad indicare quello dei casali, dei casolari raggruppati in un piccolo agglomerato, in questo caso agricolo, il piccolo nucleo di quella che sarebbe diventata in seguito una cittadina ricca e fiorente e di grande rilevanza politica.
Nel 988, in un documento appare per la prima volta il nome di Casale di Sant’Evasio, in onore del vescovo di Asti che nel IV secolo cristianizzò il borgo. Le vicende del Santo sono frammentarie e spesso le date sono contrastanti, ma documenti fissano il martirio del vescovo il 1° dicembre del 362 durante le persecuzioni cristiane messe in atto da Giuliano ultimo imperatore romano a dimostrarsi marcatamente pagano, ed il luogo della morte è quello dove ancor oggi sorge il Duomo a lui dedicato.
Pochi anni prima dell’anno Mille il territorio monferrino vede instaurarsi la dinastia degli Aleramici che sarebbe poi durata per tre secoli, furono anni di guerre, intrighi politici ed epiche battaglie. Casale sotto il dominio di Gugliemo VII degli Aleramici, citato da Dante nel VII canto del Purgatorio, è distrutta nel 1215 da una lega fatta da Vercellesi, Alessandrini e Milanesi, ma risorge poco dopo e nel 1306 gli Aleramici si estinguono ed il Monferrato passa alla dinastia dei Paleologi di Bisanzio.
Sotto questa casata la città divenne la più importante del territorio, ma fu dal 1464 al 1483, sotto la guida di Guglielmo VIII, che la città ed il Monferrato aumentarono la loro importanza strategica, politica, commerciale. Casale si arricchì, acquisendo lo Status di Città, vennero costruiti palazzi, chiese, quella di San Domenico, Guglielmo ampliò il santuario di Crea ed eresse il grande castello, ottenne inoltre che la città divenisse sede Vescovile istituendo infine il Senato
del Monferrato. Il Signore del Monferrato si dimostrò anche un grande mecenate, sensibile alle arti, all’educazione, alle scienze e al diritto e fu artefice nel 1480 della pubblicazione di un’opera letteraria che rappresenta uno dei primi libri stampati sul territorio italiano.
I Paleologi ressero il potere fino al 1533 anno che segna l’avvento dei Gonzaga ed un lunghissimo periodo fra i più bui dell’intera storia casalese e del suo territorio, con assedi, battaglie e guerre, conteso fra mantovani, spagnoli, francesi.
Casale fu in grado di resistere a numerosissimi assedi grazie all’efficienza del castello e della “invicta” cittadella militare di cui rimangono poche vestigia. Alla morte del duca di Mantova Carlo Ferdinando, Casale ed il Monferrato passarono alla casa Savoia e quindi annesso ai suoi stati, perdendo dopo 746 anni la sua “indipendenza”.
Gli anni successivi sono anni tumultuosi e Casale, il Monferrato e il Piemonte vedono la presenza di Napoleone, testimoni della battaglia di Marengo e delle guerre di indipendenza con francesi e austriaci a minacciare il territorio ed il destino dell’intera Penisola. Anche le due guerre mondiali sono state vissute in prima persona dalla città e monumenti e targhe sono a testimoniarlo.
È il castello di Casale, chiamato anche castello dei Paleologi, ad accogliere col suo grande parcheggio i visitatori e rappresenta un comodo accesso alla città. I lavori di costruzione iniziarono nel 1352 per volere di Giovanni II Paleologo, il progetto prevedeva una struttura prettamente difensiva di stampo militare che sorgesse nelle vicinanze del grande fiume Po. I lavori terminarono 5 anni dopo ma nei decenni successivi, quando Casale divenne la vera e indiscussa capitale del marchesato, la fortezza si trasformò, ingentilendo i suoi ambienti, assumendo un aspetto più residenziale, adatto ad accogliere una corte più esigente ed elegante. Nel 1474, dopo aver ottenuto il titolo di ”città”, la struttura fu modificata con l’aggiunta di un secondo cortile, ma con l’avvento dei Gonzaga, dal 1559, tornarono a soffiare prepotenti i venti di guerra ed il castello, pesantemente modificato con l’aggiunta di nuove mura e la costruzione dei così detti “rivellini”, fortificazioni autonome, poste una per lato al di fuori della fortezza stessa, riprese la sua funzione prettamente militare divenendo un baluardo difensivo estremamente efficiente dalla caratteristica pianta esagonale circondato da un profondo fossato. Il castello non subì ulteriori modifiche fino alla metà del 1800 quando moderni progetti architettonici volti a modernizzare la città cominciarono a rimaneggiarlo, isolandolo dal centro cittadino, destinandone l’utilizzo a caserma fino ad essere abbandonato negli anni settanta. I lavori di ristrutturazione sono iniziati nel 2000 ma nonostante ancora molto debba essere fatto buona parte del castello è visitabile ed ospita anche importanti manifestazioni fieristiche, mostre d’arte, i cortili sono sede di eventi dedicati all’enogastronomia come Golosaria, la Festa del Vino o la Fiera del Tartufo Bianco. La fortezza è poi sede di una biblioteca pubblica, del locale IAT – ufficio del turismo e sede dell’Enoteca Regionale del Monferrato.
La parte superiore delle mura antiche e i torrioni sono visibili come anche i sotterranei dell’alla ovest. Ricostruiti nel 1770, percorrono le fondamenta delle mura costeggiando il fossato di difesa.
Adiacente al Castello troviamo il Mercato Pavia, l’ex Foro Boario costruito grazie alla donazione di ben 100.000 lire da parte di Giuseppe Pavia, uomo politico ebreo vittima delle deportazioni. All’interno del mercato, costruito in stile liberty, ogni seconda domenica del mese si tiene un vivace e molto frequentato mercato dell’antiquariato con oltre 300 espositori.
Percorrendo il viale pieno di negozi e antiche botteghe che dal castello conduce verso il centro della città, appare slanciata verso l’alto l’antica torre civica di Santo Stefano, costruita intorno all’anno Mille, raggiunge i 60 metri di altezza. Bisogna salire ben 176 gradini per raggiungerne la cima della torre simbolo di Casale ed avere un colpo d’occhio sull’intera città e sulle Alpi che nelle giornate limpide invernali sembrano a portata di mano. La torre interamente costruita in mattoni ha subito vari danneggiamenti, colpita due volte da fulmini: nel 1380 e molto violentemente nel 1508 con conseguenti incendi. Deve il suo aspetto attuale, oltre che all’intervento cinquecentesco voluto dai Paleologi, Marchesi di Monferrato che ne fecero aggiungere la loggia, all’ultimo restauro che ormai risale al 1920. La parte inferiore a pianta quadrata è in mattoni a vista, mentre quella superiore è meno austera e ingentilita da colonnine, capitelli e decorazioni in finti marmi policromi. Le due campane furono poste in cima alla torre nel 1510, e il primo orologio, oggi visibile all’ingresso della torre, fu installato probabilmente nel 1920 e poi più volte sostituito con uno strumento comandato da una centralina elettronica.
La cattedrale o Duomo di Sant’Evasio è il più antico monumento della città e rappresenta uno dei più antichi e ben conservati esempi di cattedrali in stile romanico lombardo. Il luogo in cui sorge fu originariamente occupato da un antico tempio intitolato a Giove e probabilmente risalente al primo secolo d.C. La sacralità del sito appare chiara visto che più edifici religiosi vennero qui edificati, a cominciare dalla chiesa fondata proprio dal Santo intitolata a San Lorenzo e poi quella dell’VIII secolo voluta dal re Longobardo Liutprando, fino alla cattedrale romanica consacrata nel 1107 da Papa Pasquale II. La cattedrale, che ottenne questa qualifica nel 1474, venne rimaneggiata durante l’assedio che distrusse casale nel 1215 e da allora ricostruita più e più volte con aggiunte architettoniche varie ma in prevalenza in stile barocco. Verso la metà del 1800 la grande chiesa accusò cedimenti strutturali ed il progetto di ristrutturazione fu inizialmente affidato al noto architetto Alessandro Antonelli, quello della omonima Mole torinese per intenderci, ma il suo progetto di completo abbattimento e ricostruzione ex novo di una più moderna cattedrale fortunatamente non fu accettato e la chiesa affidata ad altri e restaurata.
Oggi ammiriamo il duomo con la sua particolare facciata leggermente asimmetrica e i due campanili presenti sin dalle origini ma crollati nel 1218 e poi ricostruiti e oggi restaurati, a questi si aggiunge una terza torre campanaria.
Il Duomo è a cinque navate con alte colonne e ricchissimo di particolari architettonici e artistici che richiederebbero pagine e pagine di descrizioni piuttosto tecniche e specialistiche che non trovano spazio in questo volumetto che tende a suggerire più che a dilungarsi in descrizioni. Vogliamo però porre l’attenzione su alcuni particolari, innanzitutto entrando nella cattedrale incontriamo un ampio atrio posto fra la facciata e le navate, tecnicamente questo spazio prende il nome di “narcete”, è assai particolare con colonne, archi e capitelli antichi che lo rendono davvero affascinante. Il Narcete è tipico delle basiliche bizantine e paleocristiane ed aveva la funzione di accogliere ed ospitare i penitenti, questo atrio è quasi unico nell’architettura romanica italiana e sembra più di origine orientale, assomigliando ad alcune moschee spagnole. Di particolare interesse è poi il grande crocifisso ligneo medioevale romanico del XII secolo e senza dubbio i mosaici che facevano parte del pavimento originario e visibili nella parte di cattedrale denominata “sacrestia aperta” o più semplicemente “museo del Duomo”. Qui ritrovano anche oggetti di oreficeria, manufatti tessili e pregevoli mobili ecclesiastici.
Particolarmente suggestivo è il percorso offerto ai visitatori che si sviluppa nei sottotetti della cattedrale, sopra le volte, con scalette e passerelle che permette di osservare particolari e vedute del Duomo davvero unici.
A Casale Monferrato è bello passeggiare sotto ai portici, fermarsi davanti alle vetrine e camminare guardando con curiosità le facciate spesso monumentali di antichi palazzi storici riccamente decorati.
Ecco quindi i palazzi comunali, palazzo San Giorgio del 1775, finemente decorato sia esternamente che internamente con cortili, scaloni, e affreschi e Palazzo Magnocavalli del 1732 anch’esso elegante e decorato. Il Palazzo Gozzani Treville, forse l’edificio più originale e scenografico del settecento casalese, con una facciata leggermente concava che sembra invitare alla visita. Splendido il cortile e meraviglioso l’interno con stucchi in stile Rococò che nella loro esagerazione appaiono però armoniosi. Il palazzo ospita dal 1827 l’Accademia Filarmonica, oltre che un prestigioso ristorante, ma è anche sede di incontri, mostre, concerti, convegni, di fatto un luogo molto amato e utilizzato dai casalesi.
Di grande interesse storico e architettonico è poi il Palazzo di Anna d’Alencon, moglie di Guglielmo IX Paleologo, costruito fra la fine del 1400 e gli inizi del 1500, è ben conservato grazie ad un recente intervento di restauro e appare sostanzialmente integro. Anna d’Alecon fu donna davvero straordinaria, infatti dopo la morte del marito divenne la signora del Monferrato, governando il piccolo stato per 12 anni, cosa davvero singolare per la quell’epoca fatta di intrighi, battaglie e strategie politiche. Il palazzo è oggi una residenza privata, con diversi appartamenti, ma spesso è possibile entrare dal portone principale, sbirciare il cortile ed ammirare quello che in epoca medioevale rappresentava un “Hortus Concvlusus”, un giardino spirituale che isolava dal mondo esterno. Una sorta di luogo dove meditare e ammirare la natura, perché, come spiega il giornalista Pier Carlo Guglielmero: “nella poetica medioevale del giardino si pensa che nello spazio chiuso, inaccessibile, la natura ritrovi la condizione di originaria purezza della creazione”. Questo è il significato e la funzione del chiostro circondato da numerose colonne sormontate da sobri capitelli, mentre il portico ha un soffitto a cassettoni e le pareti affrescate ancora ben visibili.
Gli interni, anch’essi affrescati, mostrano ritratti e stemmi della famiglia Paleologa. Importante istituzione della città è il Teatro Municipale: ha una lunghissima storia che inizia addirittura nel 1600 e prosegue per secoli. Il teatro subì varie e sostanziali modifiche e ricostruzioni anche radicali come quella del 1703 e poi quella del 1780 e inaugurato undici anni dopo. Travagliata fu anche la sua storia perché subì lunghe chiusure spesso dovute a difficoltà di gestione, la più lunga delle quali durò ben 100 tardo barocco appare ornata di stucchi, decorazioni lignee, candidi marmi di Carrara, bassorilievi in scagliola del 1500 e pitture dorate di grande effetto, una ricchezza quasi esagerata propria del seguente stile Rococò. L’interno è davvero sorprendente con numerosissime iscrizioni in ebraico che raccontano eventi storici di particolare rilievo, la cui splendida grafia è essa stessa un elemento decorativo.
La sinagoga ospita due interessati musei: il primo è denominato Museo dei Lumi e raccoglie le tradizionali lampade ebraiche a sette braccia più una dette Chanukkià. Il secondo è il museo d’arte e storia ebraica detto anche Museo degli Argenti. Nelle sale dell’ex convento di Santa Croce, che conserva il chiostro affrescato, si trovano le sale del museo Civico con la Pinacoteca, articolata in 18 sale attraversando un arco temporale che va dal 1300 alla fine del 1800 e la Gipsoteca dedicata a Leonardo Bistolfi. Questa rappresenta una ricchissima raccolta che racconta l’evoluzione artistica ed il processo di lavorazione che lo scultore seguiva nella realizzazione delle sue opere monumentali. Bistolfi, nato a Casale nel 1859 fu famoso soprattutto per i monumenti funerari e per quelli pubblici con una produzione davvero prolifica, ma fu anche stimato uomo politico e senatore del Regno.
Delle numerose chiese di casale vogliamo poi ricordare quella di San Domenico voluta dal Marchese Guglielmo VIII Paleologo nel 1469 e consacrata nel 1513. Lo stile architettonico non è unitario ma risente del particolare periodo storico che ha visto il passaggio fra il gotico e anni probabilmente dal 1861 in poi. Il Teatro, passato di proprietà alla città di Casale appare oggi come un bel palazzo in stile Impero con una struttura interna a cinque palchi decorati con stucchi, affreschi e velluti e fu finalmente inaugurato nel 1990 con uno spettacolo di Vittorio Gassman.
Oggi questo luogo rappresenta una vera istituzione per i casalesi con importanti stagioni artistiche, teatrali ed eventi culturali.
Abbiamo detto che la città racconta la sua storia e un’altra testimonianza importante ci è regalata dalla Sinagoga ebraica dove il racconto inizia nel 1595. Venne costruita al centro del ghetto dopo che Guglielmo Gonzaga nel 1570 consentì alla comunità ebraica di professare liberamente la loro religione. Ampliamenti e migliorie vennero apportate in due fasi successive, all’inizio del 1700 e alla fine dello stesso secolo, per accogliere un sempre più nutrito numero di fedeli. Il definitivo ampliamento fu apportato nel 1853 a seguito dell’Emancipazione ebraica che in quel periodo aveva interessato molti paesi d’Europa e prevedeva il riconoscimento formale di cittadinanza e l’assegnazione dei diritti civili in qualità di cittadini paritari. La progressiva diminuzione della popolazione ebraica portò ad un periodo di abbandono dell’intera struttura che solo nel 1968 fu completamente restaurata riportandola agli originari splendori. E di splendore in effetti stiamo parlando perché, a dispetto della facciata esterna assolutamente anonima e semplice, l’interno della sinagoga costruita in stile rinascimentale. Costruita in mattoni e con facciata in cotto, sovrastata da un campanile alto 40 metri, la chiesa a tre navate ha subito negli anni diverse modifiche e restauri che l’hanno accompagnata fino ai giorni nostri. L’interno è monumentale, ricchissimo di opere d’arte sia scultoree che pittoriche, che richiederebbe una visita accurata dedicandovi il tempo necessario ad apprezzare le centinaia di particolari che la adornano e impreziosiscono.
Va detto che Casale Monferrato va scoperta a piedi e senza un itinerario ben preciso ma lasciandosi guidare dalla curiosità e magari dai profumi, come quello dolce che pervade le vie intorno alla pasticceria che produce i già citati Krumiri Rossi.
Diamo un ultimo suggerimento che riguarda la Biblioteca del Seminario: fondata nel 1738 la biblioteca occupa dal 1838 l’attuale sede all’interno del Seminario, con i suoi arredi e scaffali in legno e soffitti affrescati è un luogo di grande atmosfera e di grande interesse, ha oggi un patrimonio librario di 65 mila libri, ma 30 mila sono quelli antichi e consultabili previa richiesta, di questi si contano 400 edizioni rare, 120 manoscritti su carta e pergamena, 300 edizioni risalenti al 1500, e 160 preziosi incunaboli.